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OBER-NAV KAOS MUNDI 3° RAID (La tetralogia dell' aria)

Publié le par Judah Kanos

Avevamo finito di imbarcare le scorte alimentari nel tardo pomeriggio, restammo a mangiare e a brindare fino a tardi nelle locande della città, la gente era socievole.
Io e Hakeya entrammo in una locanda dopo aver visitato la città in lungo e in largo, pochi negozi fuori dal centro, le vie erano un groviglio di cunicoli e angoli, piccole piazzette di pochi metri quadrati, terminammo in un quartiere poverissimo, per le strette stradine no si vedeva un anima, a parte una gallina, un gatto, tre cani, svoltammo in una vietta per dirigerci verso il centro e uscire dal quartiere e tornare verso il centro della città, al fondo della vietta era accesa una lampadina rossa attaccata allo stipite rosso di una porta rossa, infissa nel muro di una casa rossa, a lato della porta una grande finestra ritagliava il muro, la vietta non era più lunga di 50 passi e...dopo 50 passi, proprio mentre ci chiedevamo se era meglio girare a destra o a sinistra vedemmo cosa c' era all' interno della finestra.
Non si trattava di una finestra ma di una vetrina, era un negozio, quindi;;; Hakeya disse...
Guarda...è un negozio...
Vedo...Vedo... dissi io avvicinandomi alla vetrina che sembrava una finestra.
All' interno della vetrina c'erano diverse cose che potevano interessarci, dal loro aspetto sembravano abbastanza antiche, altre erano solo vecchie ma non per questo meno interessanti.
Guardai gli occhi rossi di Hakeya panatrare nella vetrina, era a non più di 2 passi da me...ma la vedevo piccola...piccola come una bambina...una bambina davanti ad un negozio di giocattoli...,.
Senza staccare gli occhi dalla vetrina Hakaya si avvicino`a me e mi strinse il braccio, più precisamente con la mano destra mi strinse il braccio all' altezza dell' ascella e con la mano sinistra mi strinse l' avambraccio all' altezza del gomito e mi disse con una voce fioca,
Voglio entrare...voglio farlo adesso...

Forse avevo gli stessi occhi di Hakeya mentre guardavo nella vetrina, mentre attraversavo la porta ed entravo nel negozio...insieme ad Hakeya.
Ad accoglierci c' era un tappeto rosso decorato con disegni concentrici ed eccentrici, manifattura Mur-Mur.
Volkah gan nii...disse un uomo seduto al fondo del negozio.
Bene a voi...,.
Questo è il saluto tra noi Hinabitanti del Kaos, l' uomo parlava Idiom...lo parlava bene...come noi.
Ad un primo sguardo poteva assomigliare a uno di quei santoni indiani che si vedono nelle pubblicità della Ventana.
Portava un vestito indiano rosso e sul suo turbante rosso c' era un rubino...ci invito`a scegliere tra la sua mercanzia.
Hakeya compro`diversi teschi e ossa umane e di Mur-Mur, poi compro`anche dei barattoli che contenevano feti umani e animali sotto formalina, io presi dei teschi di animali per la mia collezzione. una volta pagato l' uomo uscimmo...per andare verso il centro della città e quando arrivammo la luna era alta nel cielo, ci fermammo a mangiare in una locanda e rimanemmi li`fino alla chiusura
Una volta tornati a bordo del dirigibile ci chiudemmo nella nostra cabina in attesa che il sole si alzasse a splendere alto nel cielo.
E il sole si levo`e ricominciammo il nostro viaggio a bordo del dirigibile.
Il vecchio osso da morto aveva comprato una mappa in cui c' era segnata un altra città.
Una volta tracciate le coordinate le inserimmo nel pilota automatico...e il dirigibile si mosse...,.

La prateria scorreva sotto i nostri piedi, ogni tanto passavamo sopra delle macchie d' alberi, vedemmo anche qualche riviera e qualche piccolo laghetto, poi l' erba fini`per lasciare posto ad una zona arida e sabbiosa, alcuni kilometri più lontano si ergeva una zona montagnosa...più che montagne sembravano delle enormi zolle di terra spaccata dal sole, una miriade di Kanyon sezionavano in modo irregolare la superfice piatta di questa zona, le pareti di roccia erano separate da uno spazio di 20 metri nei punti più larghi e in qualli più stretti 5.
Cominciammo a sorvolare questa zona rocciosa fino a quando il buio ci impose una pausa.

Scendemmo a terra per sgranchirci le gambe e cominciammo a scaricare il cibo, per preparare un pasto, eravamo a terra da circa un ora...e fu allora che alla luce delle nostre lampade elettriche li vedemmo...venivano verso di noi...da tutte le parti, eravamo circondati...e avanzavano verso di noi.
Non avevano l' aspetto aggressivo, erano tutti uomini.
La pelle scura, scarni, alti forse più di 2 metri, i capelli erano tagliati a formare dei disegni di capelli sui loro crani, i loro visi lunghi ed affilati, le dita delle loro mani lunghe e rinsecchita, ricordavano il vecchio osso da morto.
Il vecchio osso da morto si avvicino a uno di loro e cominciarono a discutere...in una lingua che non conoscevo...nessuno di noi l' aveva mai sentita.
Dopo aver discusso per qualche minuto ci fecero segno di seguirli.
Arrivammo ad una scala intagliata nella roccia e scendemmo insieme a loro.
Scesi diverse rampe di scale...fino a quando...arrivammo ad una piccola entrata, una piccola fenditura nella roccia ed entrammo all' interno...una tenda blù copriva l' ingresso...avanzai la mano sinistra per aprirla e...passai attraverso la fenditura, tre scalini mi separavano da uno stretto corridoio.
Stavo per posare il mio piede sinistro sulla roccia del pavimento quando le braccia di Hakeya si strinsero attorno al mio torace...cominciai a sudare...,.
Sentivo il suo viso premere contro il mio...il suo calore...l' odore delicato della sua persona entrava nelle mie narici fino al setto nasale, dove migliaia di sensori catturavano le particelle che costituivano il suo odore.
Vengono percepite e una volta tradotte in segnali elettrici, destinati a sollecitare una zona precisa del mio cervello...esattamente quella zona che riceveva impulsi elettrici che...mi facevano sentire l' odore, il calore, il contatto tra me e Hakeya...nessun altra...lo avrei percepito...,.
Dobbiamo andare...vieni, dissi io e...misi il braccio intorno alle spalle bianche di Hakeya, sentii il dolce contatto del braccio con i capelli che colavano lungo la sua schiena...ed avanzammo...,.
Entrammo senza esitare. Forse avevamo l' aspetto di due ubriachi che si tengono diritti uno con l' altro, fortunatamente nessuno se ne accorse ed avanzammo nella sala...e la sala era il loro tempio.
Nella roccia...tutto era scavato nella roccia di quella che da lontano sembrava un enorme zolla di terra, erano come palazzi a 4 , 5 piani, interamente scavati nella roccia.
La stanza dove ci trovavamo aveva una superficie di 100 metri quadrati circa, di forma ovale...una piramide al centro...scavato nella roccia dentro la piramide..un cubo...e sul cubo una sfera, tutto sembrava ricavato da un unico blocco di roccia...nera.
Il vecchio osso da morto ci venne incontro dicendo
Vi prego venite...venite tra di noi...dovete presentarvi al capo di questa città...
Ci avvicinammo al capo, che stava seduto insieme agli altri del suo popolo, seduti su un cuscino.
Eravamo ben dritti sulle nostre gambe mentre guardavamo negli occhi del capo...e oltre...,.
Il capo si alzo`e venne verso di noi...fece i non più di tre passi che lo separavano dalle nostre persone e...con un gesto delle mani ci invito`a sedere con loro...e cosi`fù.

Non erano ostili ma...eravamo sulla loro terra, ormeggiati sui tetti delle loro case, ritenevano giusto presentarsi, volevano conoscerci, darci ospitalità...erano nettamente diversi da noi Hinabitanti del Kaos, e dal nostro popolo...loro erano civilizzati...,.
Cosi`passammo il resto della serata trà di loro, gustammo i loro cibi e bevemmo i loro alcool...loro...non apprezzarono molto il nostro cibo in scatola, ne passai una al capo della città, conteneva fegato di merluzzo, ne assaggio`un pezzetto e dopo una lunga riflessione...facendo girare il pezzo di fegato preso dalla scatoletta nella bocca, facendolo girare sulla lingua per sentirne il sapore, sentirne la consistenza, prima di affondare i denti per masticarlo, prima di inghiottirlo.
semplicemente getto via la scatola...soprattutto il contenuto, prese un vassoio accanto a se e lo porse verso di noi...forse era un gesto di compassione.
Compassione o no mangiammo e bevemmo con loro fino a notte tarda; poi ritornammo tutti alle nostre cabine per riposare, cosi| sarebbe stato fino allo spuntare del nuovo sole, nel cielo di OBER-NAV.

Il giorno dopo il vecchio osso da morto ci attendeva nella sala comandi, entrai e riconobbi subito accanto al vecchio osso rinsecchito...il capo della città.
Ho qualcosa da mostrarvi, disse, e aveva ragione...aveva perfettamente ragione.

Ci spostammo con il dirigibile qualche kanyon più in là, una volta posati gli ormeggi scendemmo a terra, il capo della città non ci aveva spiegato molto a riguardo di quello che voleva farci vedere...neanche loro sapevano di cosa si trattasse quindi...andammo.
Scendemmo diverse rampe di scale e camminammo lungo un ballatoio scavato nella roccia, svoltammo a destra e continuammo lungo un altro ballatoio fino ad un piccolo ponte, largo non più di 3 metri portava sulla formazione rocciosa difronte a quella sulla quale ci trovavamo.
Una volta passati dall' altra parte seguimmo un ballatoio ancora, fino ad arrivare ad una porta, entrammo, salimmo e scendemmo diverse rampe di scale, camminammo per lunghi corridoi scavati nella roccia, passammo per piccole stanze e ampi saloni, fino a che arrivammo a vedere...,.

Una sala enorme, alta almeno 30 metri, al centro una campana alta almeno 20 metri, dalla base squadrata usciva una serie di manometri, e dei tubi che uscivano dal pavimento, contorcendosi prima di sparire nella base della campana e nei muri della sala.
Ci avvicinammo alla struttura per osservare meglio.
Osservammo a lungo ed infine qualcuno disse
Fusione nucleare...serve a quello...,.
Ci spiego`meglio il funzionamento, aggiunse ancora che si trattava di un prototipo piuttosto piccolo in relazione a quelli usati normalmente, spiego`anche che era più che sufficiente a produrre una grossa quantità di energia elettrica...energia elettrica in una città dove non ci sono lampioni, non ci sono telefoni, non ci sono televisori, personal compiuter, radio, cosa ci faceva una centrale nucleare qui`e soprattutto a cosa sarebbe servita ?

Il capo della città ci porto`ancora per corridoi, stanze, stanzette, sale e saloni, fino ad arrivare adun altra sala.
Le pareti erano alte 4 metri e lunghe almeno 100, la larghezza era di 40, 45 metri, alla sinistra il pavimento era più basso di una 20ntina di metri, ed una altra campana simile a quella già vista era unstallata al fondo, il resto della stanza conteneva..........sembravano a prima vista degli enormi armadi lunghi e alti dai quali spuntavano grossi cavi, questi erano ordinatamente disposti sula lunghezza e la larghezza della sala, non avevamo dubbi...si trattava di una pila...un enorme pila...ma a cosa serviva ? lo avremmo capito seguendo ancora il capo, lungo corridoi scale stanze e sale, fino ad arrivare ad una stanza ancora più grande delle altre...completamente vuota, alta almeno 100 metri e la superficie dell' area era almeno 10 km quadrati, una serie di tubicini sporgeva dai muri, coprivano l' intera superficie tranne il pavimento, mi fecero notare che si trattava di microproiettori,
Non era facile capire ma...ci arrivammo, ologrammi;;;una specie di cinema tridimensionale solo che invecie di vedere il fim allo schermo ci stai dentro, una specie di questo, un fottuto cinema, cercammo di spiegarlo al capo della città, credo che riusci`a capire cosa fosse un cinema.
Dopo una settimana riuscimmo a rimettere in marcia tutto l' apparato, volevamo vedere questo film, e i ragazzi che si occupavano di questo trovarono un solo film, diviso un 20 CD, quando ne visionarono alcune parti compresero il peggio.
Non si trattava di un semplice film, e quello non era un cinema...si trattava di un gioco...il cinema in realtà era un enorme play station full optional, e la sala proiezione era un arena, l' arena di un gioco che poteva uccidere per davvero...decidemmo di non vedere questo film...per il momento...,.
Una volta spiegato al capo della città tornammo al dirigibila e discutemmo della scoperta poi ...andammo a dormire, saremmo ripartiti con il sole,
Ripartimmo finalmente verso la città nostra meta.

Davanti a noi una zona desertica si estendeva...la attraversammo tutta, poi il panorama cambio`bruscamente, una serie di vulcani stava sotto a noi, la zona rigurgitava lava e lapilli, impossibile sorvolarla, bisognava evitare di essere colpiti dalle pietre incandescienti che i vulcani sputavano dalle loro bocche infuocate, precipitare era morte certa per tutti.
Ci mettemmo tre giorni ad aggirare questa zona e riprendere il viaggio verso luoghi più sicuri.
Proseguimmo ancora sopra una palude per ancora due giorni poi la palude termino`e divenne una prateria, in questa prateria c' era la città...eravamo infine arrivati alla nostra meta.

posati gli ancoraggi scendemmo dal dirigibile ed entrammo in città, finalmente un po' di divertimento, restammo in città fino a notte fonda, poi tornammo al dirigibile, io e Hakeya parlammo a lungo del gioco che uccide, decidemmo che saremmo tornati...volevamo vedere se era vero che questo gioco poteva ucciderci...ma questa storia potrebbe essere la seconda edizione di OBER-NAV...restiamo qui...non abbiamo ancora finito la prima edizione...la prima edizione di OBER-NAV KAOS MUNDI il mondo di altrove...,.

OBER-NAV KAOS MUNDI 3° RAID (La tetralogia dell' aria)
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